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Resistenza antifascista nel XXI° secolo – Rivoluzione delle donne o disintegrazione

Hilde Kramer


“La questione del potere e dello Stato è palesemente in una delle sue fasi più critiche. Il dilemma “rivoluzione democratica o fascismo” è all’ordine del giorno e rimane tuttora d’importanza vitale.” (Abdullah Öcalan)



È evidente sotto molti punti di vista che il secolo che stiamo vivendo, in cui siamo nati e cresciuti, è e sarà un secolo speciale. È tangibile e visibile.


La natura sta letteralmente gridando per un cambiamento, per un altro modo di vivere; ma non solo la natura, anche la società è in uno stato di crisi, ormai acuitosi a tal punto che le uniche due opzioni rimaste sono “disintegrazione o rivoluzione”.


Le crisi in cui ci troviamo sono sistemiche; sono il risultato di cinquemila anni di dominazione e quattrocento anni di modernità capitalista. Poiché il sistema statale, su cui il potere è basato, poggia sull’infinito sfruttamento della natura e della società, esso sta giungendo al termine. La natura non è infinita e le società, specialmente le donne, sentono che è giunto il momento di porre fine al sistema di potere e costruire una vita libera ed ecologica. La crisi del sistema, che tenta di sopravvivere con le sue ultime forze come una bestia rabbiosa, diventa visibile nella Terza Guerra Mondiale e nella corrispondente crescita del fascismo.


Questa guerra, che sta avvenendo su molteplici piani, è, oltre alla guerra fisica in Palestina, Sudan, Kurdistan o Ucraina, soprattutto una guerra sui nostri cuori e le nostre menti. È una guerra degli Stati-nazione con la finalità della propria preservazione. È una guerra che non possono vincere. Il mezzo a cui i governanti ora ricorrono è la crescente identificazione della società con lo Stato-nazione, poiché uno Stato non può esistere senza la società. Il cammino scelto dai governanti, lo stesso scelto dai monopolisti nel XX secolo, è quello del fascismo.


Lo Stato, il fascismo e la classe media


Di conseguenza, i governanti ottengono dalle più profonde viscere della società l’adorazione dello Stato-nazione come un qualcosa di sacro; in particolar modo, tramite i mezzi d’informazione, privano la società della sua morale e le vendono l’opinione dello Stato come propria. Il fascismo risulta dunque, per così dire, la forma di governo nei periodi di crisi. In particolare la piccola borghesia, come la classe “fra le classi“, svolge un ruolo fondamentale per il fascismo. La piccola borghesia è la classe che maggiormente è impregnata dall’ideologia della modernità capitalista, il liberalismo.


Abdullah Öcalan definisce il fascismo come il cosiddetto “ospite d’onore“ del liberalismo borghese.


La borghesia unisce a una paura della perdita, combinata con il desiderio di aggrapparsi all’esistente, una paura del nuovo, del cambiamento. Così accade che, nei periodi di grande crisi, questa classe sia particolarmente ricettiva verso le idee che contengono un ritorno ai ben noti ruoli di genere e famiglia tradizionali.

Un altro aspetto che appare nei periodi di crisi è la militarizzazione. È un altro strumento per spingere la società verso la difesa dello Stato-nazione. Possiamo vedere come soprattutto i giovani vengano militarizzati; partendo da pubblicità avventurose che romanticizzano la vita nell’esercito o con motti come “difendi la libertà, preserva la pace, proteggi la democrazia” e immagini intraprendenti di giovani in unità speciali dell’esercito, si cerca di far sì che i giovani diano la propria vita per gl’interessi degli Stati-nazione.


Il carattere sessista del fascismo nel XXI secolo


Non è quindi sorprendente che il fascismo stia nuovamente crescendo in questi grandi intervalli di caos e nei periodi di crisi, sebbene con un volto diverso. Possiamo comprendere il nuovo volto del fascismo nel XXI secolo come un potente attacco sferrato all’identità della donna libera e come una reazione ai successi della rivoluzione delle donne. In generale, è evidente come la violenza nella società stia aumentando. La propaganda dell’uomo patriarcale viene sempre più diffusa; questo risulta chiaro nel crescente numero di femminicidi e, in generale, nell’aumento della violenza contro le donne e i bambini.

Il fatto che la famiglia, come “stato del piccolo uomo“, giochi un ruolo fondamentale in tutto ciò risulta palese dal fatto che una grande parte degli omicidi di donne avviene all’interno di queste strutture familiari.


Non sorprende quindi che, all’improvviso, i fascisti turchi, tedeschi e francesi stiano fraternizzando; poiché sono uniti dal simbolo dell’uomo patriarcale e dall’oppressione della donna.


Nei media delle organizzazioni fasciste, dei partiti e delle organizzazioni giovanili, sono soprattutto le giovani donne le nuove facce del fascismo. Queste rafforzano i racconti fascisti attraverso il contrasto con il modo in cui la modernità vede e definisce la donna; il ruolo che le attribuisce il liberalismo. Si mettono in scena come donne forti, che tuttavia rimangono subordinate chiaramente all’uomo.


Un’identità libera?


I contrasti con il modello liberale dell’identità femminile sono contraddizioni importanti, ma l’identità fascista della donna è in ultima analisi sempre vittima di questo gioco. Perché né l’una né l’altra identità femminile esprimono una donna libera, entrambe sono identità schiave. Sia la completa dissoluzione delle identità di genere, col conseguente abbandono della ricerca di un’identità libera per la donna e per l’uomo, sia il ritorno al ruolo classico della donna come madre e casalinga rappresentano attacchi viscerali alla rivoluzione delle donne.


La nuova destra si caratterizza per la critica al capitalismo e al liberalismo, ma invece di considerare queste contraddizioni come punto di partenza per una ricerca rivoluzionaria, essa fa riferimento ai vecchi ruoli di genere.


Questo è accompagnato dalla ricerca dei sedicenti colpevoli. Gli obiettivi politici vengono spesso formulati in modo vago e vengono costruite immagini del nemico sensazionalistiche. Oltre ai partiti di sinistra-liberale e conservatori al governo, sono soprattutto i giovani uomini provenienti dal Medio Oriente e di sinistra a essere considerati responsabili dalla destra per l’aumento della violenza contro le donne o per la dissoluzione liberale dei cosiddetti valori tradizionali. Il contro-modello fascista è l’immagine di una donna che preserva la sua casa e la sua terra attraverso il legame con la famiglia; tuttavia, ciò avviene per amore e attaccamento alla sua casa e alla sua terra. Anche questo è un grande attacco ai principi dell’ideologia di liberazione delle donne, che afferma come l’amore per la casa e per la terra implichi un legame con tutta la società, con la storia, con il paese e con i valori democratici.


Come si è evoluto il fascismo?


Nel più duro shock economico del sistema capitalista della sua esistenza, le classi medio-basse, sotto forma del nazionalsocialismo, entrarono in scena e fermarono la caduta rivoluzionaria dell’egemonia capitalista. La reazione politica sa molto bene come valutare l’importanza delle classi medio-basse.


“Le classi medie sono d’estrema importanza per l’esistenza di uno Stato“, si diceva in un volantino del partito nazionalista tedesco dell’8 aprile 1932.


Anche Franco rese chiaro nella sua dichiarazione che non c’era motivo di temere che il comunismo prevalesse in Spagna, perché aveva costruito una classe medio-bassa così ampia che la classe media o quella medio-bassa, come classe e mentalità, rappresentavano un ostacolo importante al successo di una rivoluzione.


Nuovo Nazionalismo


Le narrazioni messe in atto dalla nuova destra sono cambiate rispetto a quelle del fascismo del XX secolo. Invece di parlare apertamente di una “razza superiore“, ora si parla di una cultura superiore, pur intendendo lo stesso. Il fascismo del XXI secolo si esprime anche nel tentativo di non solo costruire un’identificazione con l’identità dello Stato-nazione, ma di identificarsi anche con l’Europa. Cercano di diffondere l’idea di una supremazia etnica. Le loro narrazioni raggiungono molte persone, poiché si legano bene alla generale insoddisfazione e paura delle crisi e dell’aggravarsi della Terza Guerra Mondiale.


Il fascismo che si sta nascondendo dietro molte delle narrazioni è subdolo e non facilmente identificabile.


Ad esempio, l’attenzione che è rivolta all’artigianato locale e al rafforzamento delle aree rurali; ma altre dichiarazioni vengono anche ampiamente diffuse nella sfera pubblico-digitale. Ad esempio, la richiesta di re-migrazione, che invoca la deportazione immediata di tutti gli uomini provenienti dal Medio Oriente e dall’Africa. I fascisti del XXI secolo sono fortemente connessi; ad esempio, esiste una forte relazione tra le organizzazioni giovanili fasciste tedesche e francesi e campi di formazione comuni.


Il fascismo del XXI secolo si manifesta in molti modi. Probabilmente la forma peggiore è l’apparizione del fascismo in donne come Georgia Meloni o Annalena Baerbock. 


Come quadri della modernità capitalista, da un lato rafforzano le strutture familiari classiche e, dall’altro lato, soprattutto Annalena Baerbock, cercano di fagocitare e storpiare i valori e l’estetica della rivoluzione delle donne, per rafforzare a loro volta gli Stati-nazione. 


Come donne, si allineano con la modernità capitalista e, con ciò, rappresentano una grande minaccia per la rivoluzione delle donne. Specialmente il liberalismo, fedele allo slogan “Ognuno è l’architetto del proprio destino“, e l’individualismo fanno in modo che ciascuno diventi il proprio sovrano.


Una nuova resistenza sorge


Così come ci furono migliaia di donne nell’era fascista del secolo scorso che si opposero all’annientamento per mano della mentalità fascista e patriarcale, oggi noi ci schieriamo l’uno di fianco all’altro, come donne e uomini rivoluzionari, nella lotta contro il fascismo e per la costruzione di una vita libera. Ci collochiamo nella tradizione delle tante donne partigiane, come Irma Bandiera o Svetozara Radic, e vogliamo vivere secondo il loro esempio e portare avanti la loro lotta. Perché, come scrive Sehîd Sara:


Questa guerra che chiamiamo la Terza Guerra Mondiale è soprattutto una guerra ideologica. Se vinciamo, sarà una grande vittoria su una grande depressione. Ma se falliamo, un senso ancora più grande di disperazione si diffonderà su coloro che forse guardano con interesse, ma non sono in grado di combattere attivamente dalla parte dei militanti. Ma combattere significa non poter perdere affatto, che abbiamo già vinto quando iniziamo veramente a lottare. Questa guerra è la nostra guerra, la nostra responsabilità, la nostra decisione e la nostra determinazione. 


 
 
 

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