Crea il tuo gruppo di ricerca della gioventù
- Lêgerîn
- 25 mar
- Tempo di lettura: 7 min
Una proposta per la gioventù
In memoria di Violeta Parra, lanciamo un appello ai giovani di tutto il mondo affinché creino i loro gruppi di ricerca. Nel 1952, Violeta Parra iniziò a raccogliere oltre 3.000 canti tradizionali contadini in Cile. I suoi figli aprirono poi un centro culturale dedicato alla cultura popolare. Questo fu l'inizio del movimento della Nueva canción, che si diffuse in tutta Abya Yala fino all'Europa. Questa rinascita culturale si sviluppò direttamente all'interno delle lotte sociali dell'epoca e contribuì alla nascita del movimento del 1968.
Storia sociale, conoscenze indigene, resistenza giovanile, cultura locale... Abbiamo una storia da reclamare, una vita libera da costruire! Per questo, chiediamo ai giovani di tutto il mondo di creare i propri gruppi di ricerca.
Leggete questo appello, condividetelo con i vostri amici, organizzate una discussione e create il vostro gruppo!

Scarica la brochure qui: https://0e6d9b43-cc8a-41de-9762-a07d0a4732d2.usrfiles.com/ugd/0e6d9b_aec1001291b54d3cb7260169e0ba287b.pdf
- GRUPPO DI RICERCA DELLA GIOVENTÙ -
Ad oggi la gioventù globale si trova ad affrontare un’impareggiabile serie di crisi: devastazione ecologica e climatica, un’estrema e completa solitudine, attacchi del patriarcato e sfruttamento. Il sistema dominante comprende la realtà della gioventù e la sua potenzialità come avanguardia del cambiamento sociale. Sanno che i e le giovani sperimentano intense contraddizioni all’interno di questo sistema.
Come possiamo noi, in quanto giovani, accettare un sistema che distrugge le condizioni per la vita sulla terra, che annichilisce la società e attacca tutto ciò che dà valore alla vita?
Per potersi proteggere dalle soluzioni rivoluzionarie che queste problematiche necessitano, il sistema ha realizzato un tipo di politica in grado di separare la gioventù dalla propria identità. Ad oggi, in quanto gioventù, risulta complesso riuscire a definirsi al di fuori delle categorizzazioni del sistema. Senza identità, la gioventù viene anche scollegata dalla storia e dalla società.
Fin dalla più tenera età ci viene detto che la realtà capitalista è l’unica realtà possibile e che l’alienazione con cui conviviamo a causa di essa è l’unica modalità di vivere realizzabile. Senza una comprensione della nostra storia e senza l’intenzione di costruire il nostro futuro, interiorizziamo e accettiamo questa vita vuota come naturale.
In ogni generazione fu la gioventù ad agire come avanguardia del cambiamento sociale; eppure, a causa della nostra situazione attuale, la gioventù d’oggi non è in grado di svolgere questo ruolo al massimo delle sue potenzialità. Possiamo essere facilmente attaccati dal sistema e manipolati per difenderlo.
In quanto parte della rete sociale Lêgerîn, noi vogliamo cambiare questa situazione e incoraggiare la gioventù globale a riappropriarsi della loro intraprendenza e del loro spirito rivoluzionario. Per tale obbiettivo, proponiamo l’idea dei “Gruppi di Ricerca della Gioventù”.
Per introdurre questa nostra iniziativa, qui citiamo un estratto dall’ottavo numero della nostra rivista:
«Per poter davvero comprendere la nostra storia e la nostra realtà dovremmo creare comitati con lo scopo di fare ricerche su come il liberalismo si è diffuso nella nostra società. Quali sono le radici culturali e le tradizioni della nostra società? Quali erano i suoi valori e principi e come era organizzata la vita quotidiana prima che il liberalismo si diffondesse? Come si è diffuso il liberalismo? Qual è la storia delle donne e della resistenza contro il sistema statale e il liberalismo? Sono tutte domande a cui dovremmo trovare risposta per conoscere la storia democratica della nostra società. Ricostruire questa conoscenza della nostra cultura ci rafforzerà contro gli attacchi del liberalismo.
La difesa della nostra cultura e delle nostre tradizioni contro un liberalismo che tenta di commercializzarle e mercificarle è un compito ugualmente importante. Dovremmo sviluppare iniziative culturali o parteciparvi per mantenere la cultura nelle mani della società. Non dovremmo lasciare il tema della cultura all’estrema destra! È prezioso e costituisce la memoria collettiva delle nostre società. Parlando con gli anziani, conoscendo le nostre radici familiari, facendo ricerche sulla nostra storia, saremo in grado di comprendere il presente e pensare al futuro.» Lêgerîn, N. 8
Anche Abdullah Öcalan, guida ideologica e politica del Movimento per la Libertà del Kurdistan, da tempo imprigionato, disse:
«Non si può vivere correttamente con una concezione fasulla della storia.Quanto meglio comprendiamo lo sviluppo della società, tanto meglio possiamo costruire una vita degna.»
Mettiamo le basi per questa idea dal significato stesso della parola ‘Lêgerîn’: “Ricercare”. La ricerca della libertà è alla base della vita ed è qualcosa a cui aspira ogni essere vivente. Dobbiamo impegnarci nella ricerca della verità, nella ricerca di risposte all’attuale crisi, nella ricerca della nostra identità e delle nostre radici.
Come gioventù, insieme alle donne, siamo il gruppo sociale meglio posizionato per fare la rivoluzione e costruire una società libera. Per essere in grado di adempiere a questo compito, dobbiamo riappropriarci della nostra identità, della nostra coscienza storica, della nostra cultura, della nostra conoscenza e, con ciò, del nostro legame diretto con i valori morali della società al di fuori del liberalismo, del capitalismo e dello Stato.
Per strutturare questo nostro bisogno, proponiamo la nascita di “Gruppi di Ricerca della Gioventù”, organizzati e sviluppati autonomamente dai e dalle giovani. Questi gruppi si concentrerebbero sulla ricerca sulla storia della gioventù e della società nel loro contesto specifico; sia esso cittadino, regionale o nazionale.
I temi di ricerca di questi comitati potrebbero essere i seguenti:
-Storia della resistenza della gioventù: che ruolo hanno avuto i e le giovani nella storia delle rivoluzioni, dei movimenti sociali e delle rivolte?
-Qual era il modo di vivere, le conoscenze tradizionali, la cultura, l’organizzazione sociale nei nostri territori locali prima del capitalismo? E che ruolo hanno avuto i e le giovani in questa società?
-Oggi, cosa è sopravvissuto in termini di cultura locale e tradizioni democratiche nel nostro territorio?
-Qual è la situazione attuale della gioventù all’interno del sistema capitalista? E quale ruolo svolge oggi la gioventù nella nostra società locale?
-In che modo il sistema attuale attacca la gioventù? E il sistema come ha sviluppato e adattato i suoi metodi di attacco verso la gioventù nel corso del tempo?
Noi intendiamo la ricerca come qualcosa di molto più ampio rispetto alla sua comprensione classica, che confina la ricerca al solo mondo accademico; perciò, non esiste una metodologia fissa e unica che incoraggiamo. Quando ci si libera dalle restrizioni del positivismo, la ricerca può assumere molte forme diverse e deve essere sviluppata, prima di tutto, nella nostra vita quotidiana. La ricerca inizia ponendosi le domande e sviluppando il desiderio di trovare delle risposte.
Possiamo fornire alcuni esempi di pratiche di ricerca che potrebbero essere sviluppate all’interno di questi gruppi:
-Incontrare anziani e discutere con loro
-Visitare collettivamente i musei e gli archivi locali
-Incontrare alcuni gruppi di ricerca storica o culturale locali già esistenti
-Organizzare discussioni pubbliche sulla storia e la cultura locale
-Incontrare le organizzazioni giovanili che esistono oggi e parlare con loro delle loro attività, della loro comprensione dell’identità giovanile, dei loro obiettivi, dei problemi che hanno dovuto affrontare, etc...
-Organizzare laboratori all’interno di scuole, licei, università
-Fare passeggiate in luoghi storici e cercare di scoprire storie sconosciute su luoghi familiari
Per le e i giovani delle comunità diasporiche, questi gruppi di ricerca potrebbero anche essere visti come un mezzo di autodifesa contro la dinamica coloniale di assimilazione culturale sviluppata dallo stato-nazione. Possiamo usarli come metodo di riconnessione con le lotte giovanili sia in patria che nella diaspora.
Questi gruppi potrebbero essere aperti al pubblico, in modo da essere accessibili ai e alle giovani interessate alla ricerca. Dopo il periodo iniziale dedicato alla ricerca sarà possibile iniziare a produrre materiale come testi, interviste, video, documentari, musica, fumetti o podcast. Le possibilità sono infinite. Dalla base della ricerca possono svilupparsi altri collettivi, come gruppi musicali per far rivivere la musica tradizionale, compagnie di teatro popolare, assemblee giovanili locali, cooperative contadine...
Sulla base delle prospettive date da Abdullah Öcalan in Sociologia della libertà, potremmo pensare a questi gruppi di ricerca come parte dei compiti morali, intellettuali e culturali necessari per la ricostruzione della modernità democratica.
La nostra idea è quella di pubblicare un testo di uno di questi gruppi in ogni nuovo numero della rivista Lêgerîn e di utilizzare il nostro sito web e i nostri social media per diffondere i risultati della ricerca. I gruppi saranno liberi di sviluppare autonomamente i propri lavori e le proprie prospettive, ma immaginiamo una struttura confederale che colleghi i diversi gruppi e apra alla possibilità di scambio, dialogo e ricerca comune.
Concluderemo con alcune parole di Abdullah Öcalan, dal secondo volume del suo “Manifesto per una Civiltà Democratica”:
«L’eredità della grande società rivoluzionaria dell’era neolitica, una società aderente all’ordine comunitario e ricettiva alla santità della vita, non è ancora esaurita, anche se gran parte di essa, sia materialmente che moralmente, è stata consumata da tutte le civiltà. Questo mi tocca il cuore e mi rattrista.
Dobbiamo abbracciare come nostra la storia di coloro che hanno resistito e combattuto così eroicamente: abbracciamo questa come la nostra storia, la storia della civiltà democratica. Naturalmente, dobbiamo esaminare attentamente questa storia, che è stata dimenticata e razziata, per poi scriverla e rivendicarla come nostra. Non dovremmo mai rivendicare la storia dei miseri detentori di corone e palazzi, e dei sudditi pomposi che sono stati sedotti dalle decorazioni delle corone della civiltà e hanno tradito il lavoro dei poveri tribali, la loro resistenza e ribellione, le loro conquiste e la loro saggezza. Senza questa differenziazione la storia della civiltà democratica non può essere scritta; e se questa storia non viene scritta, non possiamo condurre una lotta vittoriosa per la democrazia, la libertà e l’uguaglianza.
Le nostre storie sono le nostre radici. Così come un albero non può continuare la sua esistenza senza le sue radici, la specie umana non può scegliere un modo di vivere libero e onorevole che non si fondi sulla sua storia sociale. La storia della civiltà predominante proclama l’esistenza di una singola storia e di nessun’altra. A meno che non riusciamo a liberarci da questa nozione riduzionista e dogmatica della storia, non si potrà mai sviluppare una storia democratica e socialmente consapevole.
Non si deve presumere che la storia della civiltà democratica sia carente o priva di eventi, alleanze e istituzioni. Al contrario, questa storia abbonda di materiali ricchissimi. Ha una ricchezza pari a quella della storia della civiltà: ha la sua mitologia, la sua religione, la sua filosofia, la sua scienza e le sue arti; ha i suoi autori e autrici, maestre e poeti. Tutto quello che dobbiamo fare è acquisire le competenze per valutarla, selezionarla, differenziarla e scriverla secondo il nostro paradigma!
Non sto dicendo che non possiamo usare le armi, le istituzioni e le mentalità dei nemici e dei rivali. Ma sto dicendo che, inoltre, dobbiamo sviluppare la nostra mentalità, le nostre istituzioni e le nostre armi, e che dovremmo basarci su di esse. In caso contrario, non potremo mai evitare di essere vittime della loro mentalità, delle loro istituzioni, delle loro armi e di diventare come loro».
Abdullah Öcalan «Manifesto per una civiltà democratica – Capitalismo: l’era degli Dei senza maschera e dei Re nudi»
Siamo più che interessati/e a ricevere i vostri commenti, risposte e a scambiare opinioni su queste proposte.
Rispetto e saluti rivoluzionari,
Comitato Editoriale Lêgerîn
Se siete interessati/e a creare un gruppo di questo tipo, non esitate a contattarci.
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